Napoli è un sentimento
Scrivere di Napoli non è semplice. Me ne sono accorto osservandola, passeggiando fra le sue strade e la sua gente, guardando gli scorci meravigliosi dello splendido golfo e camminando tra i vicoli della Napoli vera, quella dei napoletani.
La bellezza di Napoli è particolare e profondamente diversa da qualsiasi altra città: non ha il fascino antico di Roma, l’elevatezza estetica di Firenze né la suggestività di Venezia. La bellezza di Napoli va oltre il grande abbraccio del colonnato di Piazza del Plebiscito, l’imponente Galleria Umberto I o le vedute che regala il Castello dell’Ovo. La bellezza di Napoli è un sentimento: un’emozione che ti pervade costeggiando il mare e guardando sullo sfondo lontano, oltre un po’ di foschia, la sagoma di Capri; la magia che ti regala raggiungere a piedi le prime punte della collina del Vomero, voltarsi, e ammirare lo splendido panorama di Napoli vista dall’alto; o ancora, quel sublime intruglio di arte, cultura e folklore napoletano che è spaccanapoli, nome di una strada che in realtà non esiste ma che è l’insieme di sette vie che formano una lunga ruga nel centro storico della città partenopea.
E’ difficile scrivere di Napoli perché spiegare la bellezza di un sentimento non è semplice come descrivere un gol in contropiede o riportare le dichiarazioni di una conferenza stampa. E’ una città, forse l’unica, che permette ancora la possibilità di godersi scene che altrove restano solo nei ricordi dei più grandi: si può camminare per il lungomare e incontrare, in pieno centro, a pochi passi dal Castello dell’Ovo, tre uomini che hanno deciso di pranzare a ridosso dal mare, “finché il bel tempo lo permette”; oppure, può capitare di raccogliere un pallone che rotola giù da Piazza del Plebiscito e trovare una decina di bambini che giocano a calcio, quasi tutti con la maglietta azzurra del Napoli, tranne un paio, che sono senza perché le loro maglie fanno da palo a un’invisibile porta situata di fronte all’ingresso di Palazzo Reale.
Poi, ci sono le strade nel cuore del centro storico, il più esteso d’Europa, dove davvero si incontra la Napoli pura, quella dei panni stesi fuori dal balcone, della musica neomelodica che risuona dalle finestre, delle botteghe artigiane e della superstizione. La Napoli dei caffè (deliziosi) e delle infinite pizzerie e tavole calde, tutte con l’invitante vetrina espositiva, che parte dai calzoni e arriva alle immancabili sfogliatelle (se calde e alla crema degne di un Nobel alla cucina). Tra questi vicoli, a volte davvero strettissimi, si susseguono i negozi più variopinti e i tantissimi venditori ambulanti, tutti con offerte clamorose del 30,50 e 70%, solo per oggi naturalmente. Tra essi, pare abbiano un grande mercato le custodie per smartphone, seconde solo alle magliette (non per forza originali) del Napoli.
E’ una città che trasmette passione, ansia, fantasia ed umanità, con il peso di secoli di grandezza e sofferenza sulle spalle. E’ una città speciale, che ha fatto innamorare non solo i suoi figli ma anche chi qui c’è stato solo di passaggio; perché sembra un po’ una donna dal grande fascino, Napoli, forse non la più bella che hai conosciuto, ma una donna capace di conquistarti. E più la vedi e più ti piace.
Di Beppe Ruggiero
Napoli è la sola città del mondo antico che non sia perita come Ilio, come Ninive, come Babilonia. È la sola città del mondo che non è affondata nell’immane naufragio della civiltà antica.
Il mondo antico, precristiano, rimasto intatto alla superficie del mondo moderno. Napoli è l’altra Europa. Che, ripeto, la ragione cartesiana non può penetrare» scrive Curzio Malaparte ne “La pelle”, e dunque ci vuole un racconto ibrido per Napoli, una storiografia d’Anima, nel cui bilancio il simbolo, il mito, la biografia pesano quanto il fatto.
Un viaggio nel cuore di Napoli tra mistero, storia e leggenda, «perché a Napoli, ogni pietra è uno scrigno di antiche memorie e ogni vicolo, ogni cortile, ogni palazzo racconta, a chi vuole ascoltarle, storie da brivido: storie d’amore e di morte, storie di incantesimi e maledizioni: storie napoletane».